Cultura di Pentecoste

Cultura di pentecoste
      


Lettera autografa di Giovanni Paolo II al RnS, dal Vaticano, 29 aprile 2004
«Auspico di cuore che il Rinnovamento nello Spirito Santo susciti sempre più nella Chiesa quella conversione interiore senza la quale difficilmente l’uomo può resistere alle lusinghe della carne e alle concupiscenza del mondo. Essere testimoni delle “ragioni dello Spirito”: questa è la vostra missione, cari membri del Rinnovamento nello Spirito Santo, in una società dove spesso la ragione umana non sembra essere irrorata dalla sapienza che viene dall’Alto. Ponete nell’animo dei credenti che partecipano alle attività dei vostri gruppi e delle vostre comunità un seme di feconda speranza nella quotidiana dedizione di ciascuno ai propri compiti».,

Così si pronunciava Papa Giovanni Paolo II nella sua ultima lettera autografa indirizzata al RnS, offrendo un’ulteriore “esplicitazione” dell’espressione Cultura della Pentecoste consegnata due anni prima al Movimento: «Nel nostro tempo, avido di speranza, fate conoscere e amare lo Spirito Santo. Aiuterete allora a far sì che prenda forma quella Cultura della Pentecoste, che sola può fecondare la civiltà dell’amore e della convivenza tra i popoli».
Anno dopo anno va rafforzandosi nel RnS la coscienza che senza la promozione dello spirituale le nostre opulente società conosceranno ancora più virtù relativistiche e vizi materialistici. La madre di tutte le crisi è spirituale e ha conseguenza di ogni sorta nella vita dell’uomo (morali, affettive, relazionali, politiche, economiche).
In questo tempo di decadenza, gli uomini attendono sì un rinnovamento, ma non si curano di cercare e di accogliere Chi è il vero fautore di quella vita nuova, buona, piena, da tutti desiderata: lo Spirito Santo. Oggi è in calo l’amore per lo Spirito Santo, così che menzogne e inganni su Dio e sull’uomo sembrano proliferare con esiti che la storia passata non aveva ancora conosciuto. Si pensi, ad esempio, all’alleanza tra scienza, tecnologia e giurisprudenza per lo sviluppo di un umanesimo sempre più anticristiano e disumanizzante.
Già nel 1998 Giovanni Paolo II poneva la questione in evidenza: «Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali». È tutto qui il senso di quella “conversione pastorale” da molti invocata. Se è sfibrato il tessuto spirituale di una comunità, lo sarà anche quello sociale.
Un uomo de-spiritualizzato genererà una società de-spiritualizzata. La sterilità della vita spirituale o il ricorso a forme pseudo-spirituali (non riconcilianti, ma alienanti) influiscono, poi, decisamente nella consumazione dell’antropologia cristiana.
Un dato provvidenziale è stata la pubblicazione della terza Lettera Enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate. Il Papa afferma che c’è una forza propulsiva che fa vivere il mondo, che può far vivere alle persone e alle nostre società una vita vera, una vita buona, una vita felice: è la carità nella verità. Scrive il Papa: «Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale, e l’agire sociale cade in balìa di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali» (cf n. 3).
L’incoraggiamento del Pontefice a sostegno di una Cultura della Pentecoste è manifesto nell’appello con il quale conclude la sua Enciclica sociale: «Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità, caritas in veritate, da cui procede l’autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato… Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale in Cristo, di affidamento alla Provvidenza e alla Misericordia divine» (cf n. 79).
(13.04.2012) 

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